Abbastanza per chi?

Violet lo incontrò quella sera dopo tre anni.

Le mani iniziarono a stringersi in pugni, le pupille dilatate ma immobili, ogni muscolo irrigidito nel vano tentativo di restare impassibile, ma il cuore non riusciva a controllarlo, faceva un tale fracasso da dentro la sua rigida gabbia, sembrava voler andare a fare una corsa fuori dal corpo e più Violet sentiva i battiti e più cercava il controllo, consapevole che è difficile controllare le anomalie cardiache.

Lui è sempre stato l’oggetto del suo desiderio, tutti gli anni di superiori passati a guardarlo, ad ascoltarlo e a pensare che meglio di lui non ci sia, affascinata dal suo carattere misterioso, trasformista e dannato. Violet non aveva mai detto a lui cosa pensava, paura di essere rifiutata ma ancor più paura di essere brevemente amata. Nel silenzio trovò il rifugio la sua paura e per tutti quegli anni lo aveva avuto accanto, compagno di banco e a lei bastava.

In quel momento però, proprio quando era da tempo che non faceva parte dei suoi pensieri, il rivederlo scaturì in lei le stesse identiche sensazioni e il caos prese il sopravvento all’interno della sua anima. La sua amica, visto i falliti tentativi di celare il turbamento le chiese il perchè non andasse a salutarlo, a parlarci e magari invitarlo a bere qualcosa. Violet al pensiero quasi svenne e rispose:

“Non sono abbastanza per lui, non lo sono mai stata e mai lo sarò.”

La sua amica lo guardò, la guardò ed espresse il suo disappunto:

“Non si può “non essere abbastanza per qualcuno” e non è vero che, se non si è abbastanza per qualcuno allora nemmeno lui è abbastanza per noi, magari non si è abbastanza insieme, magari smettiamo di non essere abbastanza, magari siamo tutto.”

Violet non poteva non darle ragione ma non poteva, non poteva sopportare che la realtà potesse essere diversa dalla sua fantasia, il luogo dove tutto poteva accadere e dove lei era felice.

 

 

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